Un artcolo di Candida Virgone da il Tirreno del 12/11/2011
Rsa, chiuso il vecchio termovalorizzatore Troppe diossina
nell'aria, colpa della "differenziala" Un'immagine dell'impianto
pisano di Ospedaletto di Candida Virgone PISA. Troppe dipssine nell'aria. Per
questo lunedì scorso ha chiuso i battenti il vecchissimo impianto
dell'inceneritore di Ospedaletto a Pisa, fl venerdì precedente era stata chiusa
la linea due del termovalorizzatore, lunedì è stata la volta della uno e quindi
di tutto. A causare le diossine, nell'analisi dell'azienda, sarebbe,
paradossalmente, l'aumento della raccolta differenziata, una raccolta che di
fatto in questi ultimi momenti, nell'area pisana, sta superando il 50% e che,
con l'aumentato afflusso di una diversa tipologia di rifiuto, più secca e meno
umida, causa una combustione elevata sì, che sarebbe elemento favorevole, ma
più veloce e dunque più dannosa. Intanto, fa sapere la Società Geofor, che da
anni gestisce il capezzale del moribondo impianto, ci sarebbe una data per la
riapertura, annunciata qualche giorno fa a fine mese: si parla del 23, almeno
per la linea uno, la prima a chiudere, mentre un incontro è stato chiesto alla
Spa dalla gente di Ospedaletto, nell'ambito dell'ex circoscrizione, oggi Ctp,
ed accordato per venerdì prossimo. «Secondo il piano interprovinciale - dice il
presidente di Geofor, Paolo Marconcini - entro il 2021 Ospedaletto sarà chiuso,
ma se si va avanti così sarà difficile arrivare a quella data. Si impone quindi
un revamping delle linee, bisogna anticipare la manutenzione ordinaria su
filtri, tubazioni, griglie, forni, monitoraggio esterno. Vanno messi in agenda
16-20 milioni di euro e vanno imposti alla Comunità di ambito. A livello di Ato
e piani interprovinciali dei rifiuti bisogna cominciare a considerare la
questione e nuove tariffe». Marconcini definisce il vetusto impianto della zona
industriale pisana «un nonno ormai tenuto in vita con vaccini e punture», ma,
replica un consulente ambientale per imprese italiane ed estere, il pisano
Sergio Marchetti, «è un nonno che ad ogni colpo di tosse espelle veleni. Perché
- aggiunge il consulente - gli amministratori cercano di ignorare che ci sono
nuove tecnologice che operano a freddo, senza combustione, senza camini e
quindi senza il minimo inquinamento e a costo zero? Perché ci si ostina a
pianificare il futuro del territorio con grandi termoinquinatori trascurando la
salute dei cittadini e spendendo inutilmente danaro? E se i termoinquinatori
sono talmente nuovi che non inquinano, perché non costruirli senza ciminiera»
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