NO AGLI INCENRITORI, SI ALLA DIFFERENZIATA

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venerdì 18 novembre 2011

TROPPE DIOSSINE NELL'ARIA COLPA DELLA DIFFERENZIATA

Quando la differenziata è a servizio degli inceneritori può diventrare un'arma a doppio taglio, per qusto è importante farla seriamente e sviluppare tutta la filiera del riciclo escludendo in tal modo l'incenerimento dannoso ed inutile e ridurre al minimo il conferimento in discarica.

Un artcolo di Candida Virgone da il Tirreno del 12/11/2011


Rsa, chiuso il vecchio termovalorizzatore Troppe diossina nell'aria, colpa della "differenziala" Un'immagine dell'impianto pisano di Ospedaletto di Candida Virgone PISA. Troppe dipssine nell'aria. Per questo lunedì scorso ha chiuso i battenti il vecchissimo impianto dell'inceneritore di Ospedaletto a Pisa, fl venerdì precedente era stata chiusa la linea due del termovalorizzatore, lunedì è stata la volta della uno e quindi di tutto. A causare le diossine, nell'analisi dell'azienda, sarebbe, paradossalmente, l'aumento della raccolta differenziata, una raccolta che di fatto in questi ultimi momenti, nell'area pisana, sta superando il 50% e che, con l'aumentato afflusso di una diversa tipologia di rifiuto, più secca e meno umida, causa una combustione elevata sì, che sarebbe elemento favorevole, ma più veloce e dunque più dannosa. Intanto, fa sapere la Società Geofor, che da anni gestisce il capezzale del moribondo impianto, ci sarebbe una data per la riapertura, annunciata qualche giorno fa a fine mese: si parla del 23, almeno per la linea uno, la prima a chiudere, mentre un incontro è stato chiesto alla Spa dalla gente di Ospedaletto, nell'ambito dell'ex circoscrizione, oggi Ctp, ed accordato per venerdì prossimo. «Secondo il piano interprovinciale - dice il presidente di Geofor, Paolo Marconcini - entro il 2021 Ospedaletto sarà chiuso, ma se si va avanti così sarà difficile arrivare a quella data. Si impone quindi un revamping delle linee, bisogna anticipare la manutenzione ordinaria su filtri, tubazioni, griglie, forni, monitoraggio esterno. Vanno messi in agenda 16-20 milioni di euro e vanno imposti alla Comunità di ambito. A livello di Ato e piani interprovinciali dei rifiuti bisogna cominciare a considerare la questione e nuove tariffe». Marconcini definisce il vetusto impianto della zona industriale pisana «un nonno ormai tenuto in vita con vaccini e punture», ma, replica un consulente ambientale per imprese italiane ed estere, il pisano Sergio Marchetti, «è un nonno che ad ogni colpo di tosse espelle veleni. Perché - aggiunge il consulente - gli amministratori cercano di ignorare che ci sono nuove tecnologice che operano a freddo, senza combustione, senza camini e quindi senza il minimo inquinamento e a costo zero? Perché ci si ostina a pianificare il futuro del territorio con grandi termoinquinatori trascurando la salute dei cittadini e spendendo inutilmente danaro? E se i termoinquinatori sono talmente nuovi che non inquinano, perché non costruirli senza ciminiera»

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