Piatti e bicchieri usa e getta fanno parte delle
cosiddette plastiche “eterogenee” per le quali non esiste ancora su
scala nazionale una filiera del riciclo. Ma in Toscana qualcuno ci ha
già provato. Intervista di Eco dalle Città al presidente Revet, Valerio
Caramassi
Mentre si prepara l’estensione della raccolta differenziata a piatti e
bicchieri di plastica usa e getta dal 1° maggio 2012, Eco dalle Città
continua l’indagine sul destino di piatti e bicchieri dopo la raccolta.
E’ percorribile la strada del recupero di materia? Se da un lato emerge
la mancanza di una filiera nazionale per il riciclo di questi prodotti,
dall’altro esistono tentativi, a livello locale, di riciclo delle
plastiche cosiddette miste o eterogenee (in cui rientrano piatti e
bicchieri usa e getta). Un esempio di riciclo di queste plastiche arriva
dalla Revet, azienda specializzata nella raccolta, selezione e
trattamento di materiali destinati al riciclaggio che opera
prevalentemente in Toscana (219 Comuni su 287 toscani compreso
Capannori). Eco dalle Città ha intervistato il presidente, Valerio
Caramassi.
“Piatti e bicchieri rientrano nell’ambito delle plastiche miste che
costituiscono per noi la maggioranza del materiale (tra il 55 e il 60%) –
ha affermato il presidente di Revet -. Ad oggi questi prodotti già
vengono conferiti dai cittadini nella raccolta differenziata. Fino ad
ora Corepla considerava questo tipo di plastiche una frazione estranea
(che quindi incideva negativamente sulla fascia di qualità del
materiale). Non sarà più così e non è una differenza di poco conto: ora
queste piatti e bicchieri entreranno nel conteggio dei corrispettivi”.
Plastiche miste in aumento
Secondo il presidente di Revet c’è una tendenza all’aumento delle plastiche miste. “L’aumento – ha spiegato Valerio Caramassi – è dovuto in primis alla sanitarizzazione spinta che regola le leggi del commercio. In secondo luogo alla mononuclearizzazione e alla tendenza della piccola e grande distribuzione che propone prodotti che fanno risparmiare tempo alle famiglie: un esempio sono le confezioni di insalata già lavata. Queste tendenze producono rifiuti e plastiche eterogenee”.
Secondo il presidente di Revet c’è una tendenza all’aumento delle plastiche miste. “L’aumento – ha spiegato Valerio Caramassi – è dovuto in primis alla sanitarizzazione spinta che regola le leggi del commercio. In secondo luogo alla mononuclearizzazione e alla tendenza della piccola e grande distribuzione che propone prodotti che fanno risparmiare tempo alle famiglie: un esempio sono le confezioni di insalata già lavata. Queste tendenze producono rifiuti e plastiche eterogenee”.
Prove di riciclo: i “Ri-prodotti in Toscana” di Revet
“La Revet ha avviato progetti di ricerca per il recupero meccanico delle plastiche eterogenee. Non riusciamo a farlo con tutte le plastiche ma in alcuni casi questi progetti si sono concretizzati con l’avvio una produzione industriale di prodotti: arredamenti per esterni, pannelli fonoassorbenti e componenti per la Piaggio”. Questi citati dal presidente sono tra i manufatti conosciuti come “Ri-prodotti in Toscana”.
“La Revet ha avviato progetti di ricerca per il recupero meccanico delle plastiche eterogenee. Non riusciamo a farlo con tutte le plastiche ma in alcuni casi questi progetti si sono concretizzati con l’avvio una produzione industriale di prodotti: arredamenti per esterni, pannelli fonoassorbenti e componenti per la Piaggio”. Questi citati dal presidente sono tra i manufatti conosciuti come “Ri-prodotti in Toscana”.
Quindi, almeno i piatti e i bicchieri raccolti da Revet potranno
trovare la strada del recupero meccanico. “Questo vale per noi o per
impianti come quello di Vedelago ma stiamo parlando di piccole quantità.
Un altro discorso è la scala nazionale dove abbiamo quantità ben
maggiori” ha sottolineato Valerio Caramassi. Il costo è uno dei fattori
che indice sulle possibilità di riciclo delle plastiche eterogenee.
“Esiste un processo industriale – ha spiegato il presidente di Revet –
che richiede diversi passaggi con costi di manodopera. Con i nostri
prodotti siamo riusciti ad arrivare a pari con il costo del prodotto
realizzato da materia prima vergine. Se però la concorrenza è con chi
recupera energeticamente (che in Italia riceve anche incentivi) allora
la battaglia è improba. Basterebbe – ha concluso Valerio Caramassi – che
il sistema riorientasse verso il recupero di materia anche solo la metà
di quello che spende per incentivare il recupero energetico, per
rendere competitivi i prodotti riciclati”.
di Giuseppe Iasparra
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